La scuola senza regole e la scuola delle troppe regole

La scuola senza regole e la scuola delle troppe regole, Crescere insieme

Racconti per bambini: crescere insieme alle regole

Care mamme, “la scuola senza regole” è uno di quei racconti per bambini che stanno diventando grandi  e che hanno bisogno di capire come e perché è importante imparare a seguire le regole. A volte per noi adulti è difficile dare una spiegazione a tutto:  è facile la tentazione di dire “si fa così e basta”, ma per crescere e imparare a obbedire bisogna capire i perché. Le regole non sono nate per essere d’intralcio, anche quando lo sembrano: sono nate per aiutarci a vivere meglio in comunità.

 

la scuola senza regole e la scuola delle troppe regole - favole per bambini

Racconti per bambini: La scuola senza regole e la scuola delle troppe regole

Le regole inseguivano il bambino Peter dappertutto. All’asilo nido c’erano state le regole; alla scuola materna c’erano regole. A casa con mamma e papà c’erano regole e c’erano regole persino dai nonni.
La maggior parte di queste regole erano sempre le stesse, va bene.
Qualcuna era diversa: perché dalla nonna si potevano mangiare le caramelle e a casa con mamma no?
A scuola un cartello diceva:

– metto a posto i giochi
– getto i rifiuti nel cestino
– non grido
– non litigo
– ascolto la maestra.

 

Comunque, una cosa era chiara: a Peter non piacevano le regole. Le avevano fatte i grandi e lui voleva decidere tutto da solo.

Un giorno Peter pensò:
“Voglio andare in una scuola materna dove non ci sono regole”.
La fata dei desideri passava di là in quel momento e lo accontentò.
Peter si trovò da solo, senza la mamma, in una scuola materna piena di giochi. I suoi amici erano tutti con lui e quella era la scuola “impazzita” perché non aveva nessuna regola da rispettare.

Dal momento che il cartello delle regole era sparito, si misero a correre uno dietro l’altro per fare una grande festa. Tirarono fuori tutti i giocattoli dagli scaffali e continuarono a correre, saltare, giocare, senza mettere a posto nulla.
Erano così eccitati che gridarono tutto il tempo: non c’era più la regola!
Le maestre non c’erano: in quella scuola sarebbero state inutili perché non si doveva ascoltarle!
Arrivò il pranzo (il servizio mensa era attivo, anche nella scuola senza regole) e i bambini erano tutti contenti perché, quel giorno, il menu prevedeva un grande piatto di patatine fritte e aranciata. Dopo aver finito di mangiare, i bambini lanciavano i piatti in aria e se la ridevano.
C’erano anche le caramelle: Peter non ne aveva mai viste così tante, nemmeno dalla nonna.
Dal momento che, nella scuola senza regole non c’era l’obbligo di buttare nel cestino le cartacce e i rifiuti del cibo, a un certo punto a Peter accadde di scivolare su una buccia di banana e di prendersi a testate con il suo amico Tim.
Perla, la bimba più piccola del gruppo, stava per scivolare anche lei sulla buccia.
Peter gridò: “attenta, Perla!”, ma c’era troppo rumore perché tutti i bambini gridavano e non si sentiva nulla.
Quando tutti i bambini furono troppo stanchi e agitati, qualcuno si mise a piangere; qualcuno saltò e corse fuori nel giardino; molti si addormentarono. Peter aveva mangiato troppe caramelle e aveva mal di pancia.

La fata dei capricci passò di là in quel momento e decise di fare a tutti i bambini un dispetto. Li portò via dalla scuola senza regole, magicamente, li fece arrivare nella scuola delle troppe regole.
Nella scuola delle troppe regole c’era un cartello lunghissimo, prima di entrare, e non c’erano disegni per spiegare le regole ai bambini che non sapevano leggere.
Arrivò una maestra che i bambini non conoscevano e si mise a leggere le regole:

Non si poteva correre, gridare e  mangiare caramelle;
non si poteva fare le bollicine nel bicchiere dell’acqua;
non c’era l’aranciata;
non si poteva mangiare con le mani.
Non si poteva andare a giocare in giardino.
Non era possibile sporcarsi la maglietta di sugo.
Non si poteva cantare, perché sarebbe stato come gridare.
Non si poteva alzarsi dalla sedia.
Non si poteva lasciare il cibo nel piatto, anche quando proprio non piaceva o era troppo.

L’elenco era così lungo che la maestra non finiva mai di leggere. I bambini stavano muti e non osavano muoversi. Peter non aveva capito niente: neppure una regola gli era rimasta in testa.
Aveva ragione lui, le regole erano brutte. La maestra, però, continuava a leggere e non c’era verso di farla smettere.
Tim, il migliore amico di Peter, alzò la mano.
“Maestra, quali sono le regole più importanti?”.
La maestra smise di leggere. Non sapeva che cosa rispondere e aveva una faccia stupita, molto stupita. Nessun bambino gli aveva fatto una domanda così.
D’improvviso, la fata dei desideri tornò e Peter e tutti i suoi compagni si ritrovarono nella scuola materna di sempre, con il cartello appeso alla porta di sole 5 regole.
“Meno male”, pensò Sam. Si avviò contento in classe, perché adesso sapeva che cosa fare.

 

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la scuola senza regole e la scuola delle troppe regole

8 pensieri su “La scuola senza regole e la scuola delle troppe regole

  1. Valentina dice:

    Sono una maestra della scuola materna …
    cercavo una storia Sulle regole da poter leggere ai bimbi della mia sezione in quanto non sono per nulla abituati a rispettarle. Leggendo la prima parte mi è sembrata adatta speriamo possa funzionare
    Grazie

  2. Cristina Marrazzo dice:

    Buongiorno.. ho letto solo l’inizio.. ma ho ritenuto opportuno scaricarmi il testo perché cercavo una favola da leggere a mia figlia di sette anni che esulasse dalle “solite” favole e mi sono imbattuta in questa che sembra fatta proprio al caso mio in quanto la mia bambina odia le regole.. cerca di rispettarle ma non ne comprende il senso, sa che le maestre vanno ascoltate ma non le vede di buon occhio perché “comandano”.. non ha compreso che le regole sono necessarie.. chissà, magari la lettura di questa fiaba riuscirà nello scopo di farle comprendere la necessità delle regole..

    • Claudia Silivestro dice:

      Carissima buongiorno
      spero che il finale della favola possa piacere alla mamma e alla bambina. Le confido che, quando ho scritto questa favola, il mio bambino rideva molto all’idea della scuola che chiamava “impazzita”, cioè quella senza regole…Le dirò, conosco, purtroppo, molti adulti che non hanno capito il significato delle regole e il loro valore per il vivere sociale. Purtroppo, chi ha vissuto in un contesto restrittivo, con troppe regole e senza senso, incamera per sempre un significato fuorviante della nozione di regole. Le regole ingiuste, le regole codificate e spiegate male hanno spesso questa conseguenza. Poi ci vorrà un po’ di pazienza per vedere i bambini imparare a rispettare le regole: richiede anche un po’ di fatica e bisogna abituarsi. Aspetto il suo commento, nel frattempo buona lettura e buona settimana!.

    • Claudia Silivestro dice:

      Buonasera Sara, grazie del commento. Se legge tutta la storia ne comprenderà l’obiettivo: troppe regole tolgono senso a una comunità, ma l’assenza di regole rende un luogo invivibile. Alla fine, saranno i bambini stessi a desiderare di tornare a una situazione più definita: poche regole, chiare, valide per tutti. Lo scopo della storia è comprendere le regole non come imposizioni, ma come “confini” che un gruppo condivide per motivazioni pratiche. Buona lettura.

      • Adriana Saccomanno dice:

        Cara Claudia, ho trovato il tuo racconto molto interessante, infatti penso di proporlo in classe domani. Ho fatto un po’ di modifiche in quanto la mia classe non fa il tempo pieno e quindi la situazione della mensa l’ho adeguata al momento della ricreazione. Ho una classe molto difficile e spero di ottenere dei buoni risultati con questo lavoro! Poi ti farò sapere…intanto, grazieeee

        • Claudia Silivestro dice:

          Buonasera Adriana!

          Sono felice di sapere che il mio racconto sarà letto in classe. Pensa che, quando l’ho scritto, ho usato mio figlio come “test” e si è divertito molto al sapere che cosa succedeva nella scuola impazzita. Insegnare il valore delle regole non è semplice e il tuo mestiere è tra i più delicati e importanti. Fammi sapere! Claudia

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